Lettera #50.1 Cara Inghilterra, cosa ci combini?

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Viviamo tempi particolari e suona veramente istruttivo quello che è accaduto oltre la Manica in queste settimane, dove il governo inglese è stato costretto a un quasi completo dietrofront (e alle dimissioni di un ministro delle finanze) dopo che i mercati avevano severamente punito la manovra del primo ministro Lizz Truss giudicata decisamente troppo ardita.Basta vedere il grafico dell’andamento delle obbligazioni governative e societarie inglesi per rendersi conto del disastro inglese con le quotazioni perdere a un certo punto, da inizio anno, oltre un terzo.Cosa diavolo aveva annunciato il Primo Ministro, Liz Truss, per provocare il crollo della sterlina e la frana del mercato obbligazionario?Una serie corposa di iniziative che prevedevano sussidi quasi a pioggia a famiglie e imprese anche per compensare il caro energia. Meno entrate e più uscite in una nazione dove l’inflazione sta colpendo duro (10% su base annua). Tagli di tasse, ma anche ritorno dell’esenzione dell’IVA per i turisti, rimozione del tetto massimo sui bonus pagabili ai banchieri, creazione di numerose zone d’Investimento, con regime di tassazione zero o preferenziale. Il più grande taglio di tasse degli ultimi 50 anni che avrebbe cancellato l’aumento dell’aliquota sui profitti aziendali e ridotto quella sui redditi sopra le 150 mila sterline.Una manovra descritta come “l’inizio di una nuova era” che aumentava la spesa pubblica di 72,4 miliardi di sterline e in gran parte, senza alcuna copertura fiscale che non è piaciuta affatto al mercato e che ha costretto il premier inglese a rottamare lo stesso cancelliere e a fare dietrofront su diversi punti della manovra. E’ perfino dovuta intervenire la Banca d’Inghilterra per cercare di mettere una pezza alla voragine aperta sul mercato obbligazionario che ha fatto tremare diversi fondi pensione.

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